Namibia, l’avanguardia che combatte

[Traduzione da El Pais]

La violenza, la persecuzione e la discriminazione che subisce la comunità LGBTQI in molti paesi dell’Africa è un fenomeno largamente denunciato dai media. Eppure, attualmente, un esercito di giovani resi invisibili e armati di poesia, letteratura e fotografia guidano con forza, in prima linea, la lotta nella guerra contro l’omofobia e altre ingiustizie sociali. Shishani, il cui nome significa “corona” in oshiwambo, è una delle artiste che con maggior forza mostra che l’Africa ha persone omosessuali, di successo e di gran talento. Con un piede in Namibia e uno in Olanda, l’artista ha trovato il suo equilibrio per lavorare su entrambi i lati del Mediterraneo. “Una volta che hai individuato i tuoi valori nella vita, è una questione di compromessi di questi ovunque andrai”, afferma. Con un arsenale di buone intenzioni, la cantante namibiana alza la sua voce con coraggio in un mondo clandestino dove la paura e l’odio possono portare a bastonate, persecuzioni, vessazioni, fino alla morte. Ma con tuta la sua semplicità, prende il microfono, imbraccia la chitarra e va avanti. “Fino ad ora, ho potuto cantare in posti sicuri grazie a persone con idee affini che mi hanno appoggiata. Senza di loro, non sarebbe stato possibile”, spiega dal giardino Juniper Kitchen di Nairobi. Qui, la clandestinità è così forte che praticamente nessuno ha assistito ai suoi concerti. Per fortuna, le cose non sono così in tutto il continente. È però certo che l’omosessualità è reato in 33 paesi sui 54 in Africa. Shishani proviene da una paese dove i diritti delle minoranze sono maggiormente minacciate dall’opinione pubblica che dalla legge. Il governo della Namibia è uno dei più tolleranti d’Africa in tema di omosessualità, e Shishani può godere così di un pubblico fedele che riempi gli auditorium ogni volta che partecipa ad un gala o offre una performance dal vivo. “Molte persone apprezzano che tratti delle tematiche LGBTQI. Persone di diversi paesi hanno affermato che vedendo la mia sicurezza nel parlare della mia omosessualità li ha aiutati a essere sinceri con sé stessi. Credo che tutto ha a che fare con l’avere un modello da seguire: il fatto che le persone appartenenti alla comunità LGBTQI abbiano successo nella loro carriera permette di rompere gli stereotipi”, spiega l’artista. La mancanza di riferimenti positivi nella comunità, soprattutto tra gli adolescenti, riduce l’autostima e deteriora enormemente la vita sociale. Ma Shishani rappresenta un raggio di luce nell’oscurità in cui vive una parte della gioventù africana. “Molti giovani si avvicinano a me chiedendomi consigli sui sentimenti o spiegandomi i loro problemi con le loro famiglie. Quindi si rendono conto di non essere soli, di non essere mostri e di poter contare qualcosa come qualsiasi altra persona”, racconta l’attivista e cantante namibiana.

Giustizia storica attraverso la musica

Solo da un decennio, una donna come lei – artista, lesbica, talentuosa, africana e attivista – può mettersi a cantare per i diritti della comunità LGBTQI in Africa senza avere alcun tipo di ripercussione oltre lo scandalo. Ma, oggi, la sua continua presenza in differenti occasioni denota, non solo un miglioramento nella percezione della comunità, ma anche una crescita di una carriera musicale che dovrebbe suscitare curiosità tra i melomani. Dopo anni di sperimentazione con vari musicisti, Shishani sta intraprendendo un nuovo progetto, diventano la regina della modernizzazione delle sonorità namibiane. In Namibian Tales, la cantante, la cantante ha fatto un enorme lavoro di ricerca per riscattare la cultura orale del suo paese natale e mescolarla a tutte le influenze culturali in un minuzioso lavoro di sintesi che dovrebbe essere considerato un capolavoro. “Questo nuovo album è il frutto di un viaggio: abbiamo preso ritmi e melodie della musica tradizionale namibiana e di altri paesi africani mescolandoli con strumenti, armonie e melodie maggiormente inclini a quelli europei e statunitensi…”, racconta la cantante e compositrice, la cui voce disegna scenari che ci fanno viaggiare nell’oceano di dune del deserto del Namib. Per questo progetto, Shishani fonda le sue radici familiari e tesse un’ode alla sua defunta nonna o rende omaggio ad altre persone che hanno segnato la sua vita si da piccola. Ma lascia spazio anche alla cronaca per osservare la forma molto rapida con cui si stanno creando le nuove città namibiane che trasformano il paesaggio: “Quando fai un viaggio per il paese, tra le città e le zone rurali si possono vedere grandi e rapidi cambiamenti che la gente sta attraversando nella vita di tutti i giorni”, afferma. In una delle sue canzoni, Desert Blues, Shishani ricorda il tragico sterminio degli herero e dei nama all’inizio del XX secolo. Questo è un capitolo della storia poco conosciuto che si consumò tra il 1904 e il 1908 in quella che all’ora era chiamata Africa Tedesca del Sud-Ovest. 65000 herero e 10000 nama furono uccisi in campi di sterminio in Namibia per mano dei coloni. Successe dopo decenni di saccheggio delle terre di questi popoli. Tuttavia, non si parla quasi mai di questo fatto. “Desert Blues è influenzato molto a livello emotivo da questa storia del popolo della Namibia durante il colonialismo e all’apartheid. Per questo, per il videoclip, ho optato per l’utilizzo della fotografia storica”, spiega Shishani. Las sua intenzione è stata portare un po’ alla luce questo capitolo così funesto della colonizzazione europea in Africa riscattando queste voci che non possono più raccontarlo.

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